Oggi, a un anno dall’inizio del conflitto, LAV ha aiutato oltre 150 animali familiari, insieme alle loro famiglie, e numerosi animali selvatici.
Ricordo bene il 24 febbraio 2022, poco dopo la mezzanotte: l’inizio della guerra in Ucraina, un conflitto nel cuore d’Europa e l’inizio dell’orrore.
Con i colleghi LAV non riuscivamo a capacitarci di quanto stesse accadendo. Vedevamo immagini di missili, esplosioni, persone in fuga. E con loro immaginavamo gli animali vittime di questa violenza proprio come gli esseri umani. Loro che non avevano mai sperimentato il rumore dei carri armati sull’asfalto, il frastuono dei razzi, le assordanti sirene antiaeree, ora improvvisamente si trovavano in uno stato di emergenza e paura.
Il nostro primo pensiero è stato: dobbiamo fare qualcosa, aiutarli a uscire da quell’orrore. Ma poi la domanda: come ci si occupa degli animali durante un conflitto? LAV non si era mai misurata con una sfida simile, ma l’urgenza e la volontà di intervenire sono state più forti di qualsiasi dubbio o titubanza.
Le richieste di aiuto ricevute, fin dalle prime ore, erano tantissime. Cercavamo di rispondere a tutte le telefonate e ai messaggi in arrivo e provavamo a metterci in contatto sia con chi era ancora in Ucraina, sia con chi stava cercando di scappare dalle zone invase.
Molte, infatti, erano le persone che stavano decidendo in quelle ore di lasciare il Paese, disposte a perdere tutti i loro punti di riferimento pur di trovare la salvezza, con la decisa fermezza di non voler lasciare indietro il proprio animale, un componente della loro famiglia. Persone che stavano intraprendendo viaggi interminabili, in auto o a piedi, con i loro animali in braccio, dentro uno zaino o, i più fortunati, in un trasportino, dormendo nei bunker tutti insieme, stretti in un abbraccio che potesse confortarli almeno un poco, nella totale incertezza di ciò che li avrebbe attesi.
È la storia del gatto Kuzma, per esempio, riuscito a fuggire dalla guerra viaggiando con Irina e Alissa.
Kuzma è parte della nostra famiglia. Quando abbiamo deciso di scappare per venire qui, la prima cosa che abbiamo fatto è stato prendere Kuzma e metterlo in borsa per portarlo con noi.
LAV aveva deciso di offrire pieno supporto a chiunque fosse arrivato in Italia con il proprio animale e per tutto il tempo necessario. In accordo e in coordinamento con i volontari LAV delle oltre 50 sedi locali sparse su tutto il territorio nazionale, abbiamo quindi cominciato a offrire cure, cibo e ospitalità gratuite a tutti gli animali in arrivo. Ancora non avevamo idea di quanto sarebbe durata questa guerra e non potevamo immaginare quanti animali sarebbero arrivati nel corso delle settimane successive.
Una consapevolezza si stava facendo strada in noi: ci stavamo rendendo conto però che c’erano ancora tanti animali che non stavamo aiutando, quelli che non si erano messi in fuga con la propria famiglia: cani e gatti abbandonati da chi non era stato in grado di occuparsene, cani e gatti randagi, rimasti nei canili e gattili ucraini, ma anche animali selvatici ed esotici. Avevamo capito quindi che il nostro impegno non poteva limitarsi al territorio italiano e alla semplice accoglienza: dovevamo partire.
Il 7 marzo LAV entrava in Ucraina per la prima volta. C’erano tanti animali al confine, impauriti e confusi, in cerca di cibo. Con grande sforzo e non senza difficoltà, siamo riusciti a recuperare 46 cani, di cui 8 cuccioli e 38 adulti, provenienti da canili diversi. Li abbiamo portati in Italia e trasferiti al sicuro in una serie di rifugi di fiducia che, con grande solidarietà, avevano deciso di aprire le loro porte ai nuovi arrivati. Molti furono subito adottati: erano numerose le famiglie interessate a donare un futuro e una nuova vita agli animali ucraini. Molti altri sono ancora in attesa di una nuova casa per ricominciare a vivere lontano da quei ricordi.
Tra di loro, ci occupiamo anche di Spayna, una cagnolina disabile.
Fuggire dalla guerra e dai bombardamenti è qualcosa di inimmaginabile. Farlo con una parte del corpo paralizzata, può addirittura sembrare impossibile. Spayna era paralizzata dalla vita in giù a causa di un incidente. Per fortuna è arrivata a Modena ed è stata accolta in un Centro di riabilitazione per animali disabili. Ci siamo occupati noi delle sue cure.
Siamo tornati al confine con l’Ucraina anche il 5 aprile, per aiutare tutti quegli animali che avevano faticosamente varcato il confine con la Polonia e cercavano accoglienza nei diversi paesi europei. Abbiamo inviato ai volontari in Ucraina tonnellate di cibo per sfamare tutti quegli animali che non avevano potuto o voluto abbandonare il loro destino, farmaci per curarli, coperte e cucce per scaldarli. Abbiamo finanziato numerosi interventi chirurgici urgenti per cani e gatti rimasti gravemente feriti.
A ottobre abbiamo potuto cominciare ad occuparci anche degli animali selvatici. Abbiamo iniziato a collaborare con il White Rock Shelter, un santuario di Kiev che ospita orsi e lupi salvati dai maltrattamenti e dallo sfruttamento. Seppur con difficoltà, il rifugio continua a garantire loro una vita libera e sicura. Così, una volta raccolte le loro esigenze, abbiamo deciso di finanziarli per sostenere i loro progetti.
Oggi, a un anno dall’inizio del conflitto, LAV ha aiutato oltre 150 animali familiari, cani e gatti insieme alle loro famiglie, e numerosi animali selvatici. Purtroppo, però, siamo ancora qui a raccontare la tremenda realtà che tanti altri animali continuano a vivere ogni giorno.
Gli animali sono vittime della guerra esattamente come gli esseri umani e soffrono tristemente delle sue crudeli dinamiche. Vogliamo quindi continuare a supportarli e ad aiutarli con ogni mezzo disponibile. Non possiamo dimenticarli né abbandonarli, fino alla fine di questo tremendo conflitto e anche quando, speriamo presto, comincerà la ricostruzione.
Beatrice Rezzaghi, responsabile Unità di Emergenza LAV
Un gesto semplice, ma straordinario, che ci permette di agire tempestivamente durante le emergenze per salvare la vita degli animali. Perché anche un solo istante può fare la differenza.
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