Lo spostamento di 52 animali in oasi protette è la prova che l’alternativa al piombo c’era.
Sono 43, ad oggi, i mufloni messi in sicurezza, grazie alla collaborazione tra l’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, la LAV e il WWF Italia. È questo il risultato della cooperazione sottoscritta nel novembre scorso tra le parti che ha consentito di contemperare gli obiettivi di gestione dell’Ente Parco per la biodiversità dell’isola, attraverso il Life LETSGO Giglio, e la vita dei mufloni oggetto del prelievo e del trasferimento in aree sicure come previsto dal progetto.
Originariamente il progetto del Parco, approvato e finanziato in parte dalla Commissione Europea, prevedeva la rimozione della popolazione di mufloni dall’isola del Giglio, anche attraverso l’abbattimento degli animali. Le conseguenti forti proteste di cittadini e associazioni hanno però contribuito a rivedere questa parte del progetto, giungendo ad una intesa sottoscritta tra il Parco e le Associazioni. I tre promotori dell’accordo, pur mantenendo il proprio posizionamento sul tema e nel rispetto delle diverse sensibilità, hanno condiviso l’obiettivo di salvaguardare la vita degli animali mantenendo le finalità del progetto del Parco che prevede la rimozione della popolazione di questo ungulato, in quanto estraneo alla biodiversità del luogo e quindi impattante sui fragili equilibri ecologici dell’isola.
Considerando che il muflone è una specie cacciabile, il cuore dell’accordo del novembre 2021 si realizza nella disponibilità dell’Ente Parco a sospendere gli abbattimenti come metodo di rimozione per dedicarsi alla cattura degli animali e a farsi carico del loro trasferimento fuori dall’isola in luoghi protetti. 43 mufloni sono stati infatti traferiti nel Centro Recupero Animali Selvatici Animanatura Wild Sanctuary di Semproniano (GR), nelle aree del Reparto dei Carabinieri Forestali della Marsiliana GR) e presso l’Oasi Dynamo, affiliata WWF Italia, di San Marcello Piteglio (PT) e in altre aree adeguate sulla terraferma.
Un grande successo dell’operazione – e quindi dell’accordo – che proseguirà nei prossimi mesi, con l’obiettivo di sistemare nelle condizioni migliori tutti i mufloni presenti nell’area parco. Con il mantenimento degli impegni presi, i promotori dell’iniziativa si augurano che d’ora in poi tutto possa procedere nel massimo ordine e che vengano meno tutte quelle azioni di disturbo che fino ad oggi hanno reso più complicate le operazioni di cattura, mettendo a rischio la stessa incolumità degli animali.
Il WWF Italia e la LAV, proprio in queste settimane, si stanno inoltre attivando per chiedere l’ampliamento del Parco nazionale al restante territorio dell’isola. Non si ritiene infatti più sostenibile il mantenimento di alcune attività antropiche, prima fra tutte quella venatoria, che possono nuocere alle finalità stesse del parco e agli equilibri ambientali del territorio, già fragile in quanto insulare. Con la nuova stagione venatoria si manterrebbe così il paradosso che mentre nel Parco si sta effettuando ogni sforzo possibile per tutelare la biodiversità unica dell’arcipelago e contrastare la presenza di fauna alloctona anche ricorrendo a metodi non cruenti - evitandone l’abbattimento come nel caso del muflone - al suo margine questa può essere abbattuta dai fucili dei cacciatori. L’allargamento del Parco, oltre ad avere una ragione ecologica in quanto tutelerebbe l’isola nella sua integrità, darebbe anche un contributo al nostro Paese per raggiungere l’obiettivo comunitario di tutelare il 30% della superficie nazionale a terra e a mare entro il 2030.
Nel caso in cui la proposta di allargamento del Parco dovesse prendere tempi più lunghi di quelli ragionevoli, anche per i mufloni, si potrebbe da subito sospendere con apposito decreto l’attività venatoria, riconoscendo al territorio fuori del Parco Nazionale una funzione di area tampone o di fascia di salvaguardia esterna, così come del resto avviene anche per molti altri Parchi naturali.