Lo spostamento di 52 animali in oasi protette è la prova che l’alternativa al piombo c’era.
Dopo che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha reso pubblici i dati sull’eradicazione dei mufloni compiuta nell’isola del Giglio, è stato più volte richiamato l’accordo sottoscritto a novembre 2021 da LAV e WWF con il Parco stesso al fine di sospendere le uccisioni degli animali trasformandole in catture e trasferimenti sulla terraferma.
Una sospensione “sine die” che non aveva cioè una data di scadenza, ma che è stata deliberatamente violata in maniera unilaterale dal Parco – per ammissione pubblica del Parco stesso - che non si è neppure preso la briga di informare la LAV.
Ma visto che su questo accordo il Parco stesso ha citato solo le parti che più gli aggradano, è decisamente arrivato il momento di focalizzarsi sui punti che riportano gli impegni dei tre attori, Parco, LAV e WWF:
Il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano si impegna a:
1. Sospendere le operazioni di abbattimento dei mufloni previste dal progetto Let’s Go Giglio
2. Intensificare le operazioni di cattura e trasporto presso altre località con modalità che tengano conto del benessere animale come previsto dal Protocollo operativo sottoscritto con ISPRA
3. Costituire un Gruppo di lavoro formato da esperti e tecnici designati dallo stesso e da rappresentanti delle associazioni firmatarie del presente accordo, finalizzato a:
- accogliere le offerte di disponibilità e a stabilire entro il termine di 30 giorni dalla sua istituzione le migliori destinazioni per gli animali che garantiscano il loro benessere;
- assicurare per quanto possibile il confinamento preventivo dei mufloni in area adatta ai bisogni degli animali e sicura per il periodo necessario alla realizzazione delle attività sopradescritte;
4. Allocare le risorse economiche necessarie alla realizzazione delle attività descritte.
5. Disporre e realizzare controlli in collaborazione con i Carabinieri Forestali per contrastare l’ingresso di specie selvatiche non autoctone sull’isola del Giglio.
Le associazioni firmatarie si impegnano a:
1. designare un proprio rappresentante ciascuna nel Gruppo di lavoro citato;
2. collaborare alle operazioni di cattura, trasporto e sterilizzazione dei mufloni.
È chiaro quindi come il primo e più rilevante punto che il Parco si era impegnato a rispettare, fosse nettissimo nella sua semplicità. Pur trattandosi di una sospensione, non prevedeva una data termine, quindi nel momento in cui il Parco ha deciso di riprendere le “operazioni di abbattimento dei mufloni” senza neppure avvisare la LAV, ha concretamente, unilateralmente e responsabilmente violato l’accordo.
Richiamare quindi la questione delle catture mediante telenarcosi proposte dalla LAV e non realizzate, è solo un plateale tentativo di scaricabarile, che non ha altro effetto se non quello di inchiodare con ancora più forza il Parco alle sue responsabilità.
Quello che emerge da questa violenta vicenda che ha causato la condanna a morte di decine di mufloni, è ancora una volta l’atteggiamento dominante dell’essere umano che, privo di qualsiasi etica, ha considerato gli altri esseri viventi alla stregua di oggetti nella sua piena disponibilità. Prima trasferendoli all’isola del Giglio, poi sterminandoli a colpi di fucile, infischiandosene della loro vita e delle loro relazioni sociali e familiari.
Il Parco ha sulla coscienza l’uccisione di 35 mufloni che potevano e dovevano essere salvati.