Lo spostamento di 52 animali in oasi protette è la prova che l’alternativa al piombo c’era.
Nonostante le diffide inviate dalla LAV alla Regione Toscana e all’Ambito Territoriale di Caccia 7 di Grosseto, sembra oramai segnato il destino dei Mufloni che vivono al di fuori dell’area del Parco dell’Arcipelago Toscano sull’isola del Giglio, che diventeranno il bersaglio della sanguinaria passione di alcuni cacciatori.
A seguito di un accordo sottoscritto a novembre scorso tra il Parco, LAV e WWF, le uccisioni dei mufloni nell’area del Parco erano state sospese e sostituite da catture e traslocazioni in aree continentali interdette alla caccia. Ma non c’è pace per i mufloni, perché ora la Regione, cosa mai fatta negli anni precedenti, ha predisposto un piano venatorio che prevede l’uccisione di 37 mufloni nelle zone al di fuori del Parco.
Eppure, un recente studio sulla genetica di questi animali ha evidenziato che si tratta di mufloni sardi, protetti dalla legge nazionale che ne vieta la caccia.
“Uccidere quei mufloni, oltre che rappresentare una crudeltà intollerabile, rischia di compromettere un patrimonio faunistico unico nel suo genere, violando per di più la norma nazionale sulla tutela della fauna selvatica. Questo il motivo alla base delle diffide inviate alla Regione Toscana e ai cacciatori che dovrebbero eseguire la sentenza di morte.”
Nei confronti di chi uccide anche un solo Muflone sardo è prevista una sanzione penale che comporta l’arresto da tre mesi a un anno e un’ammenda che può arrivare a circa seimila euro, per questo motivo alcuni volontari saranno presenti sull’isola del Giglio, con lo scopo di raccogliere tutto il materiale probatorio necessario per poi denunciare chiunque dovesse rendersi responsabile della morte dei mufloni.
“Assieme al WWF ci siamo attivati perché il territorio del Parco sia esteso a tutta la superficie dell’isola del Giglio. Questo comporterebbe l’automatica istituzione del divieto di caccia garantendo così la sopravvivenza degli animali che sarebbero tutelati dall’accordo che ne prevede esclusivamente la cattura e traslocazione.”
Nel caso in cui la proposta di allargamento del Parco dovesse prendere tempi più lunghi di quelli ragionevoli, anche per i mufloni, si potrebbe da subito sospendere con apposito decreto qualunque attività venatoria, riconoscendo al territorio fuori del Parco Nazionale una funzione di fascia di salvaguardia esterna, così come avviene anche per molti altri Parchi naturali.