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Rivarolo Canavese (TO): maltrattamento bovini, sequestrati 500 animali

La fattoria era ritenuta un fiore all’occhiello nella zona. 

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Ultimo aggiornamento

venerdì 11 aprile 2025

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Non esiste un modo virtuoso di sfruttare gli animali

Oltre 500 bovini sono stati sequestrati lunedì 7 aprile, durante un blitz di carabinieri forestali, veterinari dell’Asl To4 e lo stesso sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà.

300 invece i bovini presumibilmente morti negli ultimi mesi e smaltiti illegalmente, mentre i 500 trovati ancora vivi risultavano denutriti e in evidente stato di sofferenza.

Questa è la fotografia che sembrerebbe emergere dall’azienda agricola della famiglia di Dino Mellano, azienda che per molto tempo ha rappresentato un punto di riferimento per l’allevamento bovino in Piemonte.

Due anni fa abbiamo portato in salvo 14 vitelli e 42 bovine adulte che nel veronese vivevano in condizioni di denutrizione e maltrattamento costante. Oggi apprendiamo di questo ennesimo caso di maltrattamento su mucche di cui non ci stupiamo: nessun allevamento sarà mai sicuro per gli animali. Neppure quelli con uno storytelling tutto “erba brucata e natura libera”Bianca Boldrini, area animali negli allevamenti 

Gli inquirenti ipotizzano maltrattamenti sugli animali, violazioni delle norme sanitarie e gestione illecita delle carcasse. Inoltre, le autorità sanitarie non escludono neppure il rischio di focolai infettivi. L’inchiesta potrebbe coinvolgere anche altri aspetti, inerenti alla sicurezza alimentare, per i prodotti eventualmente entrati nella filiera.

L’azienda Mellano agricola, biodinamica, infatti, era stata descritta come una delle più attrezzate e all’avanguardia d’Europa e il proprietario Dino Mellano era stato presidente pro tempore, dal 2021 al 2022, di Demeter Italia, una certificazione per la qualità dei prodotti agricoli e di allevamento da metodi agricoli biodinamici. 

Questo sequestro porta alla luce le problematiche dell’attuale sistema indirizzato alla produzione del latte. Un sistema che spinge sempre più a ingrandire le aziende con concentrazione di un numero elevato di animali le cui esigenze sono sottostimate. Aziende di grandi dimensioni possono entrare facilmente in crisi economica per varie vicende e gli animali ne pagano le conseguenze.
La zootecnia intensiva mette in atto attività che sono stressanti per gli animali che sono costretti a vivere in condizioni critiche già normalmente e sono sottoposti a situazioni intollerabili quando subentrano problemi gestionali di vario tipo. Eventi come quello di Rivarolo, evidenziato dal lavoro dei Veterinari pubblici, insegnano che è necessario implementare il sistema sanitario veterinario e non abbassare il livello di attenzione delegando la vigilanza al veterinario aziendale, come si sta facendo. La vicenda richiama l’attenzione sulle tipologie di allevamento sempre più indirizzate allo sfruttamento massivo degli animali per aumentare le rese produttive costringendoli a condizioni di vita che causano un malessere costante. dott. Enrico Moriconi,  già medico veterinario Asl e Garante per i diritti degli animali Regione Piemonte, Consulente forense in etologia e benessere animale

Noi di LAV, come sempre e come accaduto anche con il simile caso Lazise, andremo in fondo a questa storia e ribadiamo l’importanza di migliorare le regole a tutela degli animali allevati e di aumentare i controlli che vengono fatti negli allevamenti.

Non esiste un modo virtuoso di sfruttare gli animali.

E anche il caso dell’azienda biodinamica ritenuta modello in Piemonte, con questo ennesimo caso di maltrattamento in allevamento, ne dà evidenza.
L'unica possibilità vera e concreta per mettere fine allo sfruttamento degli animali è quella di attuare politiche lungimiranti di riconversione produttiva verso un completo superamento della zootecnia in favore di produzioni vegeta
li.