Mancano, ormai, poche ore all’udienza finale del Consiglio di Stato sul caso del progetto Light-up, delle Università di Torino e di Parma, e che coinvolge in esperimenti classificati col più alto grado di dolore, dei macachi, specie in realtà vietate per legge a scopo di ricerca, se non in casi eccezionali, la cui autorizzazione deve rispondere a condizioni tassative.
Da quasi due anni che attraverso la campagna #CIVEDIAMOLIBERI denunciamo il mancato rispetto dei criteri di autorizzazione per questo esperimento: la normativa è ben chiara e il progetto, a nostro parere, se ne discosta in più punti, considerando il protocollo che siamo riusciti ad ottenere dopo mesi e mesi di sollecitazioni e richieste (nonostante la teorica “scienza trasparente”, con riferimento alla ricerca nel nostro Paese).
Continuiamo a leggere che non ci sono metodi alternativi all’uso dei macachi, ma non è vero! Lo abbiamo dimostrato depositando pagine e pagine di motivazioni: molti esperti internazionali si sono espressi al riguardo, e auspichiamo che venga fatta luce su questo aspetto, e sul punto cardine rappresentato dall’incertezza dell’utilità dei risultati per l’uomo.
I macachi hanno già subìto interventi chirurgici, oltre ad addestramenti forzati, anestesie ripetute, e persino un viaggio di molte ore da Parma a Pisa, per essere sottoposti ad altri esami in un centro, oltretutto, che non ci risulta essere abilitato a lavorare su scimmie, ma solo su uomini: chi ha controllato ogni fase?
LAV si batte per i diritti degli animali, ma anche per quelli dei malati, e questa ricerca va più a danno che a beneficio dei pazienti.
Fermare questo esperimento significa salvare delle vite innocenti e promuovere una ricerca diversa, utile, attendibile e sicura che non venda miraggi, ma si basi su una scienza che abbia come modello l’uomo, come l’Europa e la ricerca mondiale chiedono.
Michela Kuan
Biologa, responsabile Ricerca senza animali