Il 2023 richiede un cambio strategico che conduca alla revisione del sistema alimentare e delle abitudini individuali, orientandole verso consumi e produzioni 100% vegetali.
Guardiamoci indietro, ripensiamo al 2022, all’invasione russa dell’Ucraina e alla crisi dei mangimi. Per non parlare delle ondate estive di calore, che hanno colpito gravemente anche gli animali negli allevamenti o trasportati per migliaia di chilometri nei viaggi della morte.
Se gli effetti del riscaldamento globale evidenziati dai Rapporti dell’IPCC - il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici dell’ONU – sono balzati agli occhi di tutti, poco interesse riscuotono le indicazione di spostarsi verso alimentazioni sempre più plant based per arginare l’emergenza distruttiva.
Anche se a marzo l’Assemblea ONU per l'Ambiente (UNEP) aveva riconosciuto il legame fra benessere animale e crisi climatica, a ottobre la Cop27 ha ignorato il peso degli allevamenti sul clima, eppure un recentissimo rapporto stima il metano emesso annualmente da 15 multinazionali della carne e del lattiero-caseario come pari a oltre l'80% dell'intera impronta di metano dell'Unione Europea.
In un mondo emerso adagio dal Covid-19, dove la connessione tra consumo di carne, zoonosi e diffusione di virus pandemici risulta ancora difficile da comprendere ai più, si moltiplicano i focolai epidemici in ambito zootecnico.
Il 2023 richiede un cambio strategico che conduca alla revisione del sistema alimentare e delle abitudini individuali, orientandole verso consumi e produzioni 100% vegetali, per arginare aggravamenti e ulteriori crisi ambientali e sanitarie e per salvare miliardi di animali.
Le premesse economiche ci sono, secondo il Boston Consulting Group un dollaro investito nello sviluppo di alternative vegetali alla carne comporta una riduzione dei gas serra sette volte superiore a un dollaro investito nell’edilizia verde e ben 11 volte superiore rispetto alla stessa cifra investita in auto elettriche.
Le alternative vegetali procedono a passo veloce anche per gli ingredienti e i preparati per sostituire latte, uova e derivati, affiancate dall’aumento di alimenti ottenuti tramite la fermentazione di precisione.
Non va trascurato il promettente cammino della carne coltivata, che – una volta completato il lungo processo di validazione per l’immissione sul mercato europeo - risparmierà la vita a miliardi di animali.
E le buone pratiche? Le spieghiamo nella campagna #SFIDAGREEN – originata dai risultati dello studio sui costi nascosti del consumo di carne in Italia (#CARISSIMACARNE) - agendo in ambito di Food Policy urbane e di educazione alimentare. Le abbiamo applicate nelle scuole di Bergamo con il progetto SalvaClima a tavola. Le ispiriamo operando sulla Legge Quadro Europea per i Sistemi Alimentari Sostenibili e sulla Revisione del programma scolastico UE Frutta, Verdura e Latte nelle scuole, per arginare gli ingenti sussidi ai latticini. Al contrario, vogliamo favorire le bevande 100% vegetali.
In sostanza, nel 2023 noi continueremo a chiedere alla politica azioni anche forti che incoraggino il passaggio dalla distruttività della zootecnia al massimo consumo di proteine vegetali e, sperando che non si tratti di malcelato ottimismo, ci aspettiamo che ogni cittadino consapevole cambi le sue abitudini in quella direzione.
Troppo? No, per chi ha una vera coscienza ambientalista e non si nasconde dietro a scuse come la tradizione o il tanto si è sempre fatto così. Senza citare il diritto di ogni animale ad avere libertà, dignità e vita.
Paola Segurini