Il primo mese del 2020 ha lasciato il mondo sconvolto dagli gli incendi in Australia, forieri degli effetti del riscaldamento globale.
A febbraio, con discorso per l’accettazione dell’Oscar, Joaquin Phoenix ha portato i temi dei diritti animali, degli allevamenti e dei rischi climatici su una ribalta planetaria.
A marzo, l’OMS ha dichiara lo stato di pandemia da coronavirus, il contagio dai pipistrelli, con “spillover” tramite la carne dei pangolini - allevati in gabbie vicinissime tra loro – dei wet-market cinesi. Da anni la comunità scientifica –viste altre zoonosi - mette in guardia sul rischio pandemico della diffusione degli allevamenti.
Da aprile, i milioni di abbattimenti di animali “invenduti” portano il focus sui macelli, covi di contagi continui. Emerge chiara la fragile sicurezza del sistema zootecnico.
Per la Giornata Mondiale dell’Ambiente, a giugno, l’UNEP anticipa le 7 cause scatenanti delle malattia zoonotiche, mentre un nuovo rapporto segnala che il 70% dei big dei settori della carne, latticini e pesce, presenta un elevato rischio di favorire nuove pandemie.
A luglio in Cina si individua un nuovo virus dell’influenza suina, mentre un gruppo di scienziati collega le emissioni di ammoniaca dagli allevamenti, sottoforma di polveri sottili, alla trasmissione del virus.
A settembre esce l’ennesimo studio in cui si prova che il passaggio ad un’alimentazione 100% vegetale contribuirebbe con decisione al calo delle emissioni di CO2. Nello stesso mese FAO, OIE e (OMS) emanano una dichiarazione congiunta sul rischio di una pandemia di influenza suina, mentre l’Efsa sollecita l’UE a intensificare la sorveglianza per prevenire nuove epidemie di influenza aviaria.
Il “Burger Ban” europeo – baluardo del contrasto del settore zootecnico all’avanzata dei cibi veg - in ottobre non passa, mentre l’autorevole rapporto IPBES stima i costi di prevenzione delle pandemie come 100 volte inferiori a quelli di risposta alle pandemie stesse.
A novembre una nuova analisi ribadisce che le emissioni del sistema alimentare globale sono sufficienti da sole a impedire il raggiungimento degli obiettivi degli Accordi di Parigi. Nello stesso mese inizia la vicenda del contagio dei visoni, che continuerà a dicembre. Il resto è attualità dell’anno più lungo.
E se il 2020 fosse solo un avvertimento? E se fosse davvero l’inizio di un’era pandemica? Potrebbe esserlo, se il mondo non cambia rotta.
E soprattutto se non cambia cibo: l’alimentazione 100% vegetale è la prevenzione più efficace contro le epidemie e la distruzione del Pianeta.
Paola Segurini, Area Scelta Veg e Roberto Bennati, Direttore Generale LAV