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Zoomafia nei canili: business randagismo impedisce soluzione del problema

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 20 giugno 2018

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Le mani delle cosche sugli appalti dei canili: è quanto emerge dall’operazione “Happy dog” che questa mattina ha portato a sette arresti, perquisizioni e sequestri di aziende nella zona di Reggio Calabria, in altre province calabresi e in quella di Milano, “un’operazione che conferma quanto il business randagismo rappresenti una vera manna per trafficanti, imbroglioni e malavitosi, confermando l’interesse delle cosche ‘ndranghetiste verso traffici criminali che coinvolgono gli animali”, così commenta la notizia Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV. 

Non è la prima volta che si registrano interessi da parte della criminalità organizzata per l’accaparramento delle convenzioni per i canili. Nell’inchiesta Mafia Capitale è emerso che il sistema di controllo degli appalti aveva preso di mira anche la gestione dei canili e relative convenzioni con il Comune di Roma: un affare di circa 4 milioni all’anno, per la custodia e il mantenimento degli animali ospitati nelle strutture pubbliche.

L’interesse della criminalità organizzata nel business del randagismo, un fenomeno che denunciamo da molti anni, contribuisce purtroppo ad impedire una soluzione del problema dei cani vaganti sul territorio, soprattutto nel Sud Italia.

"È ormai un dato acquisito che nella questione criminale, intesa nella sua accezione più ampia, rientrano pienamente condotte delinquenziali che usano gli animali come strumento per giungere a introiti e proventi illeciti. In questo contesto gli animali entrano prepotentemente nel discorso sulla sicurezza e, in generale, nell’analisi criminologica", conclude Troiano.

(foto di repertorio ©Tommaso Galli per LAV)