Nonostante l’Unione Europea e la nuova legge italiana (Decreto Legislativo n.26/2014) attribuiscano massima priorità ai metodi alternativi alla sperimentazione animale, il nostro Paese fa marcia indietro restando ancorato a un modello scientifico di ricerca fallimentare e vecchio oltre un secolo.
La LAV ha esaminato i dati più recenti - ottenuti dal Ministero della Salute (che si rifanno ancora al vecchio Decreto legislativo 116/92 in vigore fino al 2014), grazie ad una storica sentenza del TAR - relativi alle sperimentazioni più dolorose e alle aperture di nuovi laboratori che usano animali: i risultati sono impressionanti, nonostante la crisi economica e i tagli alla ricerca, sono 169 le autorizzazioni per nuovi stabulari in soli tre anni di cui ben 104 con nuove specie, locali o strutture, per un totale di oltre 700 stabulari dove gli animali vengono sottoposti alle atrocità della vivisezione e uccisi.
Tra il 2010 e il 2012 le sperimentazioni “in deroga” (ovvero l’impiego di cani, gatti e primati non umani, l’utilizzo a fini didattici o il non ricorso ad anestesia), quindi quelle che dovrebbero rappresentare un’eccezione e possibili solo in caso di inderogabile necessità, arrivano alla cifra impressionante di 726 procedure di cui 640 relative a procedure fatte senza anestesia con un numero indefinito di animali, esperimenti che hanno comportato intensi e prolungati livelli di dolore senza alcuna forma di lenizione. Solo per citarne alcuni: sfinimento fisico fino alla morte, studio del dolore acuto, induzione di stati psicotici, attività cerebrale investigata tramite scatole impiantate nel cervello, perfusioni, schizofrenia, trapianti di organi e impianto di chiodi midollari.
A questa lista degli orrori si aggiungono le sperimentazioni più assurde dove topi e altri animali vengono usati per modelli di malattie tipicamente umane, vista la complessità dei fattori legati alla società e al background familiare, come depressione, deficit emozionale, dipendenza da sostanze d’abuso e disturbi comportamentali.
Tra le Regioni che detengono il record negativo del più alto numero di procedure in deroga ci sono Lazio, Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna.
La vivisezione non è un orrore del passato, ma un incubo che appartiene anche ai nostri giorni e riguarda tutti. Infatti la sperimentazione animale è un grave errore metodologico che continua a mietere centinaia di milioni di vittime, animali e umane, perché nessuna specie vivente può essere modello sperimentale per le altre a causa delle enormi differenze genetiche, anatomiche, biologiche, metaboliche, psichiche, etologiche che le contraddistinguono. Le ripercussioni di un modello di ricerca così fallace sul piano scientifico, con ritardi ed errori, rappresentano un serio rischio per la salute di tutti, oltre ad arrecare sofferenze agli animali.
E’ indispensabile l’impegno del Governo, delle Università e dei Centri di ricerca tesi a favorire l’applicazione di tecniche di ricerca sostitutive all’uso di animali, rivelatesi efficaci per i malati, ed un utile volano per l’economia.
La vivisezione non comporta solo la morte delle cavie coinvolte nei test, ma anche gravi effetti avversi per la nostra specie. Come nel caso del TGN 1412, testato su volontari umani i quali hanno subito danni irreversibili agli organi e la testa di uno di loro si è gonfiata al punto da essere soprannominato "the Elephant Man trial": il farmaco era stato provato a dosi 500 volte più elevate di quelle usate per gli umani, su topi, conigli, ratti e scimmie, senza nessun effetto collaterale. Anche medici e ricercatori cominciano ad opporsi allo strapotere dell’industria farmaceutica: la recente campagna internazionale. AllTrials, infatti, denuncia le aziende farmaceutiche perché nascondono i risultati degli studi poco favorevoli, fornendo informazioni parziali che mettono a rischio i consumatori dei farmaci e chi li prescrive.
Mentre gli altri Stati investono in metodologie promettenti e progetti che hanno come soggetto l’uomo (come human-on-a-chip o il Virtual Liver Network), in Italia la situazione addirittura peggiora mostrando la non capacità/volontà di far uscire il nostro paese dalla situazione critica in cui si trova, restando tra i fanalini di coda dell’Europa nel campo della ricerca medica e dell’innovazione.
Chi usa animali da laboratorio non fa che ostentare un approccio etico volto a diminuirne il ricorso e mostrare l’impegno nei metodi alternativi. Li abbiamo visti prendere addirittura voce in Senato per influenzare importanti decisioni politiche e riempire pagine di giornali per convincere l’opinione pubblica che la vivisezione non esiste e si fa solo una “controllata” sperimentazione animale, ma i dati parlano chiaro: la lobby vivisettoria è ben ancorata al business economico e vende fumo per alimentare i propri interessi a discapito della salute dei malati e manipolando concetti fuorvianti e inconsistenti impegni per il futuro.
Michela Kuan - Responsabile LAV Settore Vivisezione