L’utilizzo di animali per studi sulla dipendenza da sostanze d’abuso è una delle applicazioni più assurde di quella falsa scienza chiamata “sperimentazione animale”. Nonostante le evidenze scientifiche e le innovative nozioni sui meccanismi legati alla dipendenza, grazie a studi epidemiologici e investigazioni cliniche, continuano ad essere autorizzate e finanziate ricerche su animali.
È il caso del recente esperimento condotto dai ricercatori californiani dello Scripps Research Institute, che hanno identificato, testandola su cavie, una proteina denominata flagellina, che dovrebbe funzionare come un vaccino contro l’assunzione di cocaina, innescando una reazione avversa alla droga.
E’ immorale verso animali e uomini assistere al finanziamento di inutili studi come questo, soprattutto per una droga come la cocaina che ha importanti risvolti psicologici/sociali e non solo fisici. Come si può semplificare a tal punto il processo mentale che porta le persone all’assuefazione, pensando di evitare stragi legate alla dipendenza con una classica reazione a un vaccino?
Sarebbe molto più corretto e proficuo fare delle serie campagne di prevenzione invece di cercare di tamponare successivamente meccanismi di tossicodipendenza con “fantasiose” molecole, ma questo ovviamente non porterebbe nessun profitto.
Anche se assurdità come questa non sono estranee al nostro Paese - purtroppo anche qui si testano su animali gli effetti di alcool e droghe - il nuovo decreto legislativo (26/2014) prevede la possibilità di vietare in Italia i test su animali per le sostanze d’abuso entro il 2017.
Ci auguriamo che non venga persa l’occasione di vedere spesi meglio i fondi per la ricerca, e tutelati concretamente i diritti delle persone, anziché finanziare torture su animali che chiaramente non rispondono come noi in relazione ai complessi meccanismi psicologici che portano le persone ad avvicinarsi alle droghe.
Michela Kuan
Responsabile Settore Vivisezione