Con un colpo di coda in chiusura di Legislatura, il Ministro della Giustizia vuole rendere più difficile, se non addirittura impossibile, il contrasto all’uccisione di animali in ambito zootecnico, un tipico reato a scopo intimidatorio e ritorsivo.
Il Ministro Orlando ha confermato infatti la cancellazione della procedibilità d’ufficio per l’articolo 638 C.P. nello Schema di Decreto Legislativo esaminato l’altro ieri dalla Commissione Giustizia del Senato, ignorando il parere negativo dato il 6 dicembre scorso dalla Commissione Giustizia di Montecitorio, su proposta del relatore Ermini, dello stesso partito del Ministro, il Pd.
L’articolo 8 dell’attuale Schema di Decreto Legislativo n.475-bis prevede che per i delitti di cui all'articolo 638 del Codice penale, secondo comma (uccisione o danneggiamento di tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero di animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria) si proceda solo con querela di parte, e non più d’ufficio.
Perché il Ministro Orlando, tanto più dopo le elezioni, persevera nel depotenziare il contrasto a questo reato? Si tratta perlopiù di reati particolari commessi a scopo intimidatorio e in ambienti pastorali o agresti ed è del tutto evidente che in un contesto di intimidazione, subordinare la punibilità alla presentazione di querela di parte depotenzia la tutela degli animali, poiché l’azione penale esercitata su richiesta della parte offesa, per ovvi motivi legati alla paura di subire ulteriori conseguenze e ritorsioni, diverrebbe del tutto residuale se non inesistente.
Per questo abbiamo chiesto l’intervento del Presidente del Consiglio Gentiloni. – afferma Ciro Troiano, criminologo, Responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV – L’uccisione di animali non può essere considerata una questione privata: la crudeltà nei riguardi degli animali è un problema sociale che deve essere contrastato dall’intera società con l’azione penale esercitata d’ufficio e non rimessa all’iniziativa di un singolo cittadino!