Gabbiani fatti esplodere in volo; gatti ridotti in fin di vita in un forno a micro-onde; cani impiccati, presi a bastonate e poi uccisi. E ancora: pagine che incitano all’odio contro gli animali, post che invitano ad ucciderli, fotomontaggi macabri dove nulla è lasciato all’immaginazione. Sul web, soprattutto sui social network, c’è un campionario pressoché illimitato video e fotografie che documentano atti di crudeltà compiuti ai danni degli animali. E non sempre di tratta di fotomontaggi. Molto spesso, infatti, quelle fotografie e quei filmati documentano sevizie realmente accadute, compiute dagli aguzzini con un solo obiettivo: ottenere visibilità sul web. Guadagnare a suon di click e di “like”, uno spicchio di celebrità tra miliardi di pagine che affollano l’universo virtuale. Benché allarmante – il reato maltrattamento di animali è un chiaro indicatore circa la pericolosità di un individuo – questo fenomeno è molto difficile da contrastare, perché il più delle volte gli stessi gestori dei social sono riluttanti a consideralo nelle sua reale portata. E ad adottare gli opportuni provvedimenti: chiudere il proprio spazio sociale ad ogni forma di crudeltà e di violenza, compreso l’hate speech, contro ogni essere vivente umano e non.
L’appuntamento con il convegno “Specie diverse – stesse tutele” è per martedì 16 maggio alle ore 15 presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati. Aprirà i lavori la presidente Laura Boldrini. A seguire interventi degli avvocati delle associazioni Animalisti Italiani, Enpa, Lav, Leidaa, Lipu, Lndc, Oipa.
Crimini sugli animali on line ed istigazione di reato.
La relazione dell'Avv. Carla Campanaro, responsabile Ufficio Legale LAV