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Sardegna: no a uccisione pecore "vecchie" contro caro-latte. E' reato!

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 08 febbraio 2017

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In una lettera indirizzata ai Presidenti della Giunta Pigliaru e del Consiglio Regionale della Sardegna Gianfranco Ganau, la LAV ha diffidato i destinatari dall’adottare deliberazioni di uccisione di animali finalizzate a “ringiovanire il patrimonio zootecnico e ad abbassare la quantità del latte prodotto”.

La proposta, recentemente avanzata dall’Assessore Paci nella Quinta Commissione del Consiglio Regionale Sardegna, è una delle misure finalizzate a contrastare la crisi del settore lattiero-caseario e consiste nella previsione di uno stanziamento di 4 milioni di euro, finalizzati all’uccisione degli ovini di età superiore a 4 anni. 

Il motivo? Si produce troppo latte, con un conseguente effetto di ribasso sui prezzi che va ad aggravare la condizione di un settore già in crisi, per ragioni strutturali, oltre che congiunturali. 

Una crisi che dura da decenni ormai, dovuta a politiche che hanno palesemente dimostrato la loro piena inadeguatezza e il cui prezzo non può e non deve essere pagato da animali innocenti gli abbattimenti, oltretutto andrebbero ad integrare una gravissima ipotesi di reato: l’uccisione senza necessità, in fragorosa violazione dell’art. 544 bis del Codice Penale, una vera e propria carneficina a spese dei cittadini, che ne sopporterebbero anche il costo economico, stimato in diversi milioni di euro, per l’intera operazione. 

In base ad una copiosa giurisprudenza prodottasi negli anni, anche e soprattutto su impulso della LAV, il citato articolo 544 bis c.p. - che sanziona le uccisioni non necessitate con la reclusione sino a due anni – si applica infatti senza eccezione agli animali cosiddetti “da reddito”, anch’essi esseri senzienti, oggetto della protezione prevista dalle norme sul maltrattamento e l’uccisione senza necessità.