Domenica 17 settembre riapre ufficialmente la stagione di caccia: un’apertura “di facciata”, considerate le preaperture concesse in quasi tutte le Regioni.
Riapre nonostante la devastazione causata da un’estate caratterizzata da siccità e incendi, che hanno distrutto gli habitat naturali degli animali, decimandoli tra le fiamme o per scarsità di acqua e cibo. Riapre nonostante le Regioni e il Governo abbiano a disposizione gli strumenti normativi che consentirebbero di annullare o almeno rinviare l’apertura della stagione venatoria.
Non è stato sufficiente nemmeno il parere dell’ISPRA, il massimo istituto nazionale per lo studio ambientale, né le numerose richieste inviate da LAV e altre associazioni di protezione ambientale: Regioni e Governo sono andati diritti per la loro strada, ignorando colpevolmente lo stato dell’ambiente, il mancato aggiornamento dei catasti delle aree percorse da incendi e la mancanza di risorse alimentari che ha fortemente compromesso, anche per i mesi a venire, la vita degli animali selvatici.
“Da domenica quindi i cacciatori italiani potranno uccidere fino a 500 mila animali ogni ora, 139 al secondo di ogni giornata venatoria, una vera e propria strage causata per puro divertimento, complici le Regioni e il Governo che, pur avendone la possibilità legale e la responsabilità scientifica, non hanno fatto nulla per rinviare questa stagione venatoria”, commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici.
Le vittime “umane” sono un “effetto collaterale” della pratica venatoria. I cittadini, infatti, sono esposti all’invasività dei cacciatori che, non contenti di poter violare impunemente le proprietà private altrui, si spingono fino a minacciare con le loro armi chi difende con le parole la tranquillità della propria casa e delle proprie occupazioni.