Il caso giudiziario Green Hill trascina sul banco degli imputati, per la prima volta in Italia, due medici veterinari Asl, incaricati dei controlli pubblici nell’Allevamento di beagle destinati alla sperimentazione e i cui vertici con sede a Montichiari (Brescia) hanno già subito la condanna per maltrattamenti e uccisioni di animali in due gradi di giudizio: imputati, nel processo del prossimo 9 marzo presso il Tribunale di Brescia, i veterinari Asl addetti ai controlli entrambi accusati di concorso nel delitto di maltrattamento e uccisione di animali, perché pur essendo intervenuti non impedivano che venissero soppressi 44 cani. Entrambi sono accusati anche del reato di falso ideologico, in quanto nel corso delle ispezioni avrebbero dichiarato il falso certificando che tutto andava bene. Uno dei veterinari è accusato inoltre del reato di omessa denuncia di maltrattamenti in qualità di pubblico ufficiale. Per l’altro anche l’accusa di delitto di falsa testimonianza.
Dovranno invece rispondere di falsa testimonianza tre dipendenti della società Green Hill, perché nel corso del processo di primo grado non avrebbero raccontato la reale e grave situazione che c'era all'interno dell'allevamento.
“Sugli imputati pesa come un macigno la recente sentenza della Corte d’Appello di Brescia (23 febbraio 2016), che ha messo il sigillo della certezza sui maltrattamenti e le uccisioni ingiustificate all’interno di Green Hill, accertando, attraverso prove schiaccianti, le indubbie responsabilità dei vertici dell’allevamento già oggetto di condanna in primo grado - afferma la LAV - Ci auguriamo che attraverso questo nuovo processo oltre a tutte le responsabilità degli esecutori, si arrivi al più presto ad accertare anche quelle degli altri soggetti coinvolti nei controlli considerando la gravità dei reati riscontrati già nel processo di primo grado che ha sancito come: ‘inaffidabili gli accertamenti dei veterinari pubblici e i relativi 67 sopralluoghi’; ’gli accertamenti svolti dal Dott. S. (Asl) sono certamente da escludere tra le fonti degne di credibilità’. Riguardo alla dott.ssa G. (Asl) ‘le confidenze tra lei e i vertici di Green Hill (attestate dalle mail in atti) pongono in serio dubbio le sue dichiarazioni laddove ha riferito di un ‘allevamento ben organizzato con animali in condizioni normali’, realtà invero contraddetta da quanto accertato in esito al sequestro dell’allevamento”. E ‘gli esiti degli accertamenti da lei svolti sono minati (ancora una volta) da un grave difetto: i sopralluoghi erano preannunciati a Green Hill anche se in taluni casi eseguiti da organi terzi’.