Anche quest’anno almeno sedici fra Regioni e Province Autonome anticiperanno l’apertura della stagione di caccia, prevista per legge alla terza domenica di settembre di ogni anno.
In queste Regioni si comincerà quindi a sparare dal 1° settembre e in sostanziale assenza di controlli, oppure con i controlli affidati agli stessi cacciatori. Infatti, il riordino delle Province, voluto dal precedente Governo, ha determinato in molti casi l’azzeramento dei corpi di Polizia Provinciale, deputati ai controlli venatori. È facile immaginare che in queste condizioni si tratterà di una vera e propria mattanza, e come essere certi che si limiti alle sole specie cacciabili in regime di preapertura?
“Le preaperture non sono affatto obbligatorie – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici – tuttavia, in gran parte delle Regioni d’Italia, non passa anno che esse non siano concesse da amministratori che, nella continua ricerca di consenso politico, sono disposti a sacrificare la vita di milioni di animali.”
Infatti, se i Presidenti delle Regioni sono così solerti nel regalare qualche giorno di caccia in più, cambiano completamente atteggiamento quando, al contrario, la stessa norma e la scienza richiederebbero la riduzione della durata della stagione venatoria per garantire la tutela degli animali. Come accaduto lo scorso anno quando, in un’Italia devastata da incendi e siccità e nonostante un esplicito invito del massimo ente scientifico – l’ISPRA – che invitava a ritardare l’apertura della caccia, nessuna Regione ha dato seguito a tale raccomandazione.
Consentire di sparare fin dal primo settembre, oltre a comportare l’uccisione di un maggior numero di animali, determina un grave impatto sugli equilibri ambientali e costituisce un grave rischio per i tanti turisti ancora in vacanza in questo periodo. Una concessione che accomuna trasversalmente tutte le forze politiche, senza distinzione di colore, unite nel concedere sempre qualcosa in più ai fucili dei cacciatori.