L’uccisione di tre mufloni sull’Altipiano di Asiago, ad opera di un loro naturale predatore, il lupo, diventa occasione per alimentare l’allarmismo sulla presenza e l’impatto del lupo in quello che è tornato, finalmente, ad essere il suo territorio naturale.
In seguito all’allarmata segnalazione di Federcaccia del Friuli Venezia Giulia, infatti, corredata dalle foto dei tre animali sbranati, Il Gazzettino ha pubblicato una “notizia” che riporta i toni usati dai cacciatori: “sterminio, strage, allarme, scempio, assaliti, sbranati, bollettino di guerra, branco incontrollato che imperversa, stanno distruggendo, strage, razzia quotidiana”, tutti termini che compongono l’articolo e che sembrano utilizzati con l’intento di instillare preoccupazione e paura nei cittadini rispetto a un atto che non ha nulla di anomalo, perché i lupi sono predatori e come tali predano.
Laddove ci fossero dei dubbi, è sempre più chiaro che tra i principali nemici dei lupi vi siano proprio i cacciatori, preoccupati dal fatto che qualche animale che avrebbero voluto uccidere a fucilate, possa diventare cibo per i lupi, com’è normale che sia. E’ bene ricordare, infatti, che nella zona dove sono stati rinvenuti i tre mufloni predati, ogni cacciatore ha la possibilità di uccidere un muflone a stagione, oltre a un esemplare al giorno della restante fauna stanziale.
Se quindi vogliamo parlare di “distruzione della fauna selvatica” questa non può che essere imputata ai cacciatori, molto più numerosi dei lupi.
È evidente la necessità di ridimensionare i toni per garantire però la realizzazione di un contesto di convivenza sicuro, sia per gli uomini che per i cittadini. Per questo è fondamentale che i media si rivolgano a referenti di comprovata affidabilità, come può essere il progetto WolfAlps, evitando di prestarsi alle strumentalizzazioni dei cacciatori che, per loro deformazione culturale, riescono a concepire il rapporto con gli animali selvatici solo attraverso il mirino dei loro fucili.
Massimo Vitturi
Responsabile Area Animali selvatici