Martedì 23 febbraio si terrà presso il Tribunale di Brescia il processo d’appello a Green Hill, l’allevamento di beagle destinati alla sperimentazione.
L’Italia civile chiede una più severa condanna dei responsabili, rispetto a quella già inflitta in primo grado (23 gennaio 2015) per maltrattamenti e uccisioni di animali al veterinario Renzo Graziosi e a Ghislane Rondot (co-gestore di “Green Hill 2001”), entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, e a Roberto Bravi, direttore dell'allevamento, condannato a un anno. L’attesa è grande, perché nell’ipotesi che la sentenza di primo grado venisse ribaltata dal Collegio giudicante di secondo grado, i beagle potrebbero tornare nella disponibilità dell’Azienza che potrebbe portarli appena fuori dal confine italiano e utilizzarli per prelievo di sangue e plasma, come accadeva prima del sequestro dei cani, secondo quanto emerso in fase processuale dalla testimonianza di Ghislane Rondot.
Con l’hastag #IOSTOCONIBEAGLE, sollecitiamo le famiglie che hanno accolto i circa 3.000 cani, e tutta l’Italia civile, a difendere i beagle liberi da Green Hill in questa fase processuale cruciale, ritrovandosi martedì 23 febbraio (a partire dalle ore 9:30) davanti al Tribunale di Brescia per chiedere, in modo pacifico, la certezza di una condanna severa per i responsabili delle uccisioni e dei maltrattamenti all’interno dell’allevamento di cani destinati alla sperimentazione.
*nota del 23.02.2016: La Corte d’Appello ha confermato le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi, e del co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislane Rondot, entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, e del direttore dell'allevamento, Roberto Bravi, a un anno più risarcimento delle spese. Confermata anche la sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e la confisca dei cani.