È l’ennesimo tentativo di fermare la ventata di legalità e trasparenza che, grazie al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci e all’impegno del Commissariato di Polizia di Stato di Sant'Agata di Militello, Daniele Manganaro, sta spazzando via il marasma mafioso che infetta il territorio dei Nebrodi.
È di stanotte l’attentato subito da Antoci mentre rientrava da una riunione di lavoro. Ignoti, dopo aver bloccato la strada con pietre e massi, hanno aperto il fuoco con fucili a pallettoni. Per fortuna l’auto era blindata e non ci sono state vittime. La pronta reazione dei poliziotti che hanno risposto al fuoco, ha fatto scappare gli attentatori, ignari della loro presenza.
Antoci si sta battendo contro la mafia dei pascoli che da sempre controlla la zona, revocando le concessioni demaniali a imprenditori vicini alla criminalità organizzata, linea avallata anche dal TAR. A fianco di lui, alcuni sindaci, attivisti e, soprattutto, il commissario di Polizia Daniele Manganaro con i suoi uomini. Manganaro era presente anche lui stanotte e grazie alla sua presenza e ai suoi uomini, gli attentatori hanno fallito. Non si tratta della prima intimidazione ricevuta. Dopo una lettera intimidatoria agli uffici del Parco e indirizzata al presidente Antoci: "Ne avete per poco, tu e Crocetta morirete scannati", c’è stato l’invio di proiettili spediti in buste indirizzate al Commissariato di Polizia di Sant’Agata Militello, al Parco dei Nebrodi, e alle Guardie Zoofile di Pettineo. Ora i proiettili sono stati esplosi.
I mafiosi temono di perdere il controllo del territorio e hanno paura delle attività repressive, come quella che c’è stata il 31 gennaio scorso con una “task force” speciale guidata dalla Polizia di Stato. Guardie del Corpo di Vigilanza del Parco dei Nebrodi, Guardie Venatorie e Zoofile, tra cui quelle di Pettineo e del WWF, Polizia di Stato hanno setacciato casolari, masserie e montagne. Eravamo presenti pure noi, come Osservatorio Nazionale Zoomafia. L’obiettivo principale dell’operazione è stata la repressione dei reati di furto di animali da allevamento, di abbattimento di specie protette, del suino nero inselvatichito e della macellazione clandestina. Sono state controllate oltre 40 persone e accertate numerose violazioni sia amministrative che penali. Sono stati sequestrati sette fucili, poiché modificati o privi di riduttore, circa 400 cartucce tra cui numerose a pallettoni, diverse armi bianche utilizzate per attività di macellazione clandestina e molti chili di carne di suino nero. Un altro blitz di alcune settimane prima portò alla denuncia di 5 persone per detenzione abusiva di armi e munizioni. Diversi allevatori furono denunciati per ricettazione, macellazione clandestina, maltrattamento di animali, esercizio abusivo della professione veterinaria e detenzione e somministrazione agli animali di farmaci scaduti o guasti. Furono rinvenuti, inoltre, boli endoruminali, utilizzati per l’identificazione elettronica dei bovini, illecitamente detenuti.
Va da sè che i mafiosi non possono tollerare tutto questo. Non si tratta solo di affari e soldi, ma della messa in discussione del loro dominio territoriale. La mafia ha la pretesa di trasformare il territorio, di governarlo secondo regole malsane, di controllare e gestire ogni suo singolo mutamento. Del resto controllare un territorio, trasformarlo secondo le proprie pretese, significa esercitare il dominio su persone, animali non umani e cose che vi appartengono: vuol dire soggiogarli, sottometterli, opprimerli nella propria “casa”. La psiche mafiosa impone un controllo assoluto su tutto: cose, uomini, animali non umani, e il loro ambiente, e ne stravolge i ritmi, le regole naturali, i diritti più elementari. Da anni le battaglie in campo ecologista individuano proprio nella mafia uno dei responsabili principali del saccheggio e della devastazione del territorio. Così la lotta alla mafia si trasforma in lotta per la bellezza; la lotta per la legalità diviene un battaglia per l’estetica, per l’affermazione del bello contro l’antiestetica sociale.
Piena vicinanza e solidarietà, quindi, al dottor Antoci e a quel manipolo di combattenti, formato da persone normali che quotidianamente vivono la legalità e la democrazia, che rappresentano il vero pericolo per le cosche dei Nebrodi.
Ciro Troiano
Responsabile Osservatorio Zoomafia
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