Bastonate, colpi con l’uncino, frustate, urla, ma anche gabbie strettissime, catene corte al punto di non poter muovere la zampa, giacigli sporchi. Queste sono le drammatiche immagini, frutto delle investigazioni sotto copertura di ADI in diversi circhi della Gran Bretagna, presentate da Eurogroup for Animals presso il Parlamento europeo a Bruxelles, nell’ambito del workshop “Uso di animali nei circhi: ora è tempo di cambiare”, organizzato da Intergroup on the Welfare & Conservation of Animals (che raggruppa 100 eurodeputati) e Eurogroup for Animals.
Out of Control from Animal Defenders on Vimeo.
Immagini girate nell’arco di quasi quindici anni che mostrano il “dietro le quinte” delle luci della ribalta dei circhi, la realtà della vita degli animali sfruttati negli spettacoli, e il trattamento loro riservato, sapientemente celato agli occhi degli ispettori di polizia veterinaria al momento dei sopralluoghi, ai quali venivano presentate situazioni nei limiti di quanto richiedevano le norme di riferimento.
Inversamente proporzionale l’ascesa del circo contemporaneo (senza animali), una realtà sempre più diffusa ed economicamente sostenibile, supportata da sponsor aziendali e dai finanziamenti europei, “il mercato europeo si sta progressivamente chiudendo per i circhi con animali a favore del Circo contemporaneo, una realtà idonea alla società del 21mo secolo – commenta Gaia Angelini, responsabile LAV Area Animali esotici – e ciò avviene sia per motivi legati all’etica, alla scienza, e alla sicurezza pubblica, sia per la normativa evoluta che classifica gli animali come ‘esseri senzienti’ e non come oggetti ludici”.
LAV e CENSIS, invece, sono stati invitati a presentare il Rapporto CENSIS “I circhi in Italia”, sullo stato dei circhi in Italia, illustrato dal ricercatore Sergio Vistarini e dall'analista Cristiano Turchetti, che hanno descritto la crisi economica ed occupazionale del circo con gli animali in Italia, raccomandando delle misure a sostegno della transizione verso nuove forme di spettacolo ed occupazione che non prevedano l’uso di animali, la cui detenzione viene valutata come il maggior ostacolo al cambiamento di questo settore oramai superato.