Le tecniche più innovative si affacciano sempre di più al mondo in vitro che può e deve sostituire il ricorso all’animale. Oggi anche lo studio dell’organo più complesso, il cervello umano, vede grandi potenzialità grazie al progetto “Human Brain Project” finanziato dalla Ue con 1,9 miliardi di euro entro il 2023 e per il quale lavorano 113 tra istituti e enti di ricerca in tutto il mondo. All’Italia l’onore di ospitare a Firenze, in questi giorni, il meeting annuale dei ricercatori con la presentazione in anteprima del progetto: un chip che imita il cervello umano nell'elaborazione dei dati.
Il direttore del Lens (Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare) di Firenze, e membro del board dello Human Brain Project, ha spiegato come il simulatore in vitro del cervello abbia lo scopo di acquisire informazioni sul funzionamento e la morfologia delle molecole, dei neuroni e dei circuiti neuronali, abbinate a quelle sui più potenti database attualmente sviluppati grazie alle tecnologie ICT; un modello con cento miliardi di neuroni che permetterebbe di studiare possibili terapie per contrastare malattie degenerative del sistema nervoso.
A proposito delle tecniche di imaging ha affermato "Abbiamo messo a punto un tomografo ottico, cioè un microscopio che riesce a fare fotografie tridimensionali del cervello con una risoluzione un miliardo di volte superiore alla risonanza magnetica.
Questo ci permette di aprire dei paradigmi assolutamente nuovi. Per esempio, all'inizio si pensava che il Parkinson, l'Alzheimer fossero un problema esclusivamente comportamentale. Ci siamo resi conto, dopo, che un bambino autistico ha anche una disfunzione a livello chimico. Ci rendiamo oggi conto che l'autismo comporta anche una diversa citoarchitettura, cioè una diversa organizzazione della posizione delle cellule del cervelletto. Fare perciò una fotografia così dettagliata ci permetterà di realizzare nuovi tipi di farmaci che alterano anche la struttura cerebrale". Un esempio di serio e concreto impegno per l’evoluzione della conoscenza e il superamento delle malattie, un approccio metodologico scientifico ben lontano dalla fantascientifica creazione di topi autistici.
Sempre nel campo delle applicazioni in vitro nello studio del cervello e delle cellule staminali umane la biologa Francesca Pistollato specifica che la ricerca in questo campo potrà svelare capire “come i neuroni esprimono la loro attività elettrica, misurare l’effetto dell’attività elettrica di sostanze tossiche come i pesticidi, sostanze contaminanti ambientali, erbicidi, che hanno una nota azione neurotossica, e capire, in vitro, attraverso sistemi basati su cellule umane, come questi meccanismi di azione avvengono. Questo rappresenta un modello alternativo all’utilizzo degli animali per la neurotossicologia”.
Questo promettenti progetti sono l’ennesima dimostrazione che non solo i metodi alternativi esistono (c’è chi ancora pubblicamente lo nega dicendo che possono essere solo definiti complementari), ma che sono il futuro della ricerca e l’unica speranza per chi purtroppo si ammala di processi degenerativi come Parkinson e Alzheimer che sempre più colpiscono persone e familiari.
Michela Kuan
Responsabile Area Ricerca Senza Animali