La spirale di violenza nei confronti degli animali non si arresta, miete un’altra vittima: una femmina di cane di razza breton, uccisa a colpi di bastone da un cacciatore di 85 anni residente nel Comune di Pasian di Prato in provincia di Udine.
A dare l’allarme della crudele violenza che si stava consumando sono stati alcuni testimoni che hanno chiamato la questura di Udine. Dopo la chiamata al 113 un veterinario interviene presso la casa del cacciatore, ma per la cagnetta con traumi alla testa, bocca insanguinata, denti rotti e contusioni, ormai non c’era più nulla da fare: era morta dopo grandi sofferenze.
Al seguace di Diana che la polizia ha denunciato per maltrattamento di animali aggravato dalla morte sono stati ritirati in via precauzionale i fucili che aveva in casa ed è stato notificato un decreto di revoca del porto d'armi che gli era stato rilasciato per la caccia.
I cacciatori ne hanno parlato nella rubrica malcostume, come se la caccia avesse una dimensione di moralità, come se chi perpetra la violenza su animali inermi possedesse virtù.
Questo episodio non è altro che una forma illegale della licenza di uccidere, una licenza di uccidere che desta l’indignazione civile e morale di un numero sempre crescente di cittadini che non si lasciano illudere dalla loro propaganda ecologista e di difesa degli equilibri naturali dei cacciatori. La caccia è morte e non uccide solo gli animali cui leggi ingiuste consentono di sparare, ma come in questo caso anche animali che da sempre vivono in relazione con l’uomo. Seguiremo con attenzione questo caso e faremo tutto ciò che è in nostro potere affinché il responsabile riporti una punizione esemplare.
Ilaria Innocenti
Responsabile LAV area Animali Familiari