Le Regioni, con un Ordine del giorno approvato lo scorso 22 giugno dalla Conferenza delle Regioni, hanno inviato al Governo la richiesta di introdurre una modifica all’articolo 19 della Legge 157/92 sulla tutela della fauna selvatica e alla caccia.
L’articolo 19 dispone le modalità di conduzione delle azioni di controllo della fauna selvatica, e cioè gli interventi disposti dalle amministrazioni regionali nei casi in cui vi sia conflittualità fra la presenza degli animali selvatici e gli interessi umani. Interventi che possono essere effettuati durante tutto l’anno, in base alle presunte emergenze manifestate dai territori. Non trattandosi di caccia, però, l’uccisione degli animali può avvenire esclusivamente a opera di agenti della polizia provinciale, delle guardie comunali e degli agenti del Corpo Forestale dello Stato.
Ma ora le Regioni, in evidente difficoltà dopo che il Governo ha soppresso gran parte delle polizie provinciali e assorbito il Corpo Forestale nei Carabinieri, chiedono allo stesso Governo di mettere mano alla legge nazionale sulla caccia per consentire anche ai cacciatori di poter uccidere gli animali sottoposti ad azioni di controllo ai sensi del citato articolo 19.
“Un’eventualità gravissima, che rappresenta un pericoloso arretramento della competenza statale nell’ambito della tutela della fauna selvatica – dichiarano Enpa, Lac, LAV, Lipu e Wwf – l’ambiente naturale e gli animali selvatici che ne fanno parte sono sottoposti alla tutela dello Stato, non è pensabile aprire questo settore all’ingresso degli interessi privati dei cacciatori. La richiesta delle Regioni è inaccettabile, la nostra opposizione sarà durissima e a tutti i livelli. L’accanimento istituzionale nei confronti degli animali selvatici ha da tempo superato la soglia della tollerabilità. E’ ora di cambiare registro individuando nuove soluzioni che garantiscano la convivenza pacifica tra uomini e animali, i fucili dei cacciatori hanno orami dimostrato tutta la loro inadeguatezza”.
La richiesta delle Regioni, infatti, non potrà che comportare l’incremento del numero di animali uccisi inutilmente dai cacciatori ogni anno. E’ oramai chiaro da tempo che la caccia non rappresenta affatto uno strumento utile a contenere i danni imputati agli animali selvatici.
Da anni le amministrazioni nazionali e regionali emettono nuovi provvedimenti e modificano leggi, allo scopo di consentire l’uccisione di un numero sempre più elevato di animali. Eppure i danni non accennano a diminuire. Inoltre, la riduzione del controllo esercitato dallo Stato non potrà che contribuire all’incremento del fenomeno del bracconaggio, che già oggi comporta l’uccisione di un numero imprecisato di animali, compresi i lupi, particolarmente protetti dalle norme nazionali ed europee.